13 gennaio 2008 – SIT-IN a Roma

13 gennaio 1998 – 13 gennaio 2008 DIECI ANNI DOPO
Il 13 gennaio 1998 Alfredo Ormando si tolse la vita dandosi fuoco in piazza San Pietro, in segno di protesta contro l’omofobia delle gerarchie vaticane. Da allora, ogni anno Arcigay organizza a Roma una commemorazione del suo sacrificio e quest’anno se ne celebra il decimo anniversario.
Domenica 13 gennaio 2008: SIT IN | ore 14.00 | Piazza Pio XII – CONVEGNO | ore 16.00 | 

Chi custodice i custodi?
Questa è una delle domande che la morte di Alfredo Ormando ci pone: I custodi della fede – chi sono? Chi spiega loro che “la fede” non è un qualcosa di avulso dall’essere umano, soltanto un dogma sterile? Chi veglia affinché la religione non venga utilizzata per giudicare, condannare, escludere ed emarginare?

Alfredo ha scelto lo stesso gesto usato in passato da molti monaci buddhisti contro la guerra, la dittatura e la repressione della religione e questo ci da l’opportunità di discutere insieme rendendo sempre più intenso il dialogo tra il popolo lgbt e le religioni.
L’iniziativa per il decennale della sua morte sarà una grande occasione di confronto e di crescita culturale. Già per questo non dobbiamo dimenticare quel 13 Gennaio di dieci anni fa”.


Domenica 13 gennaio 2008 SIT IN | ore 14.00 | Piazza Pio XII – CONVEGNO | ore 16.00 |  

Sala Conferenze Fondazione Olivetti
via Zanardelli 34 (nei pressi di piazza Navona)

“Liberaci dal male: Quis custodiet custodes?”

coordina: Stefano Campagna, giornalista, TG1
introduce: Carlo Guarino, responsabile nazionale Arcigay – 13 Gennaio

intervengono:
Alessandro Meluzzi, psichiatra
Chiara Lalli, filosofa
Davide Varì, Liberazione
Khalid Chaouki,  direttore di Minareti.it e componente della Consulta
per l´Islam italiano
Luca Ghiretti, componente consiglio nazionale FGEI – Federazione
Giovanile Evangelica
Haim Cipriani, rabbino Lev Chadash
Renato Sabbadini, Ilga Europe
Raffaele Carcano, Segretario Nazionale UAAR
Francesca Grossi, segreteria nazionale ArciLesbica

conclude: Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay

ALFREDO ORMANDO
Alfredo Ormando, orfano di padre e ultimogenito di una famiglia con otto figli di San Cataldo (Sicilia), due anni di seminario e un tormentato periodo universitario, si è immolato con la benzina in piazza San Pietro a Roma il 13 gennaio 1998.

Sua madre lo aveva sentito la sera prima. Alfredo le aveva telefonato dicendole che si sarebbe recato a Roma per motivi di studio. Gaetano Mangano, l’uomo che gli aveva affittato una stanza a Palermo, l’aveva visto due giorni prima quando Alfredo gli aveva chiesto in prestito centomila lire.

Una donna che pulisce i gabinetti a piazza San Pietro ha visto Ormando mentre si versava addosso la benzina e poi correva avvolto dalle fiamme verso il centro della piazza.

Gli agenti di polizia l’hanno subito soccorso e uno di loro ha anche tentato di spegnere le fiamme usando la propria giacca. Prima di perdere coscienza Alfredo disse: “Non sono neanche stato capace di morire”.

Fu trasportato all’ospedale Sant’Eugenio dove morì dopo dieci giorni di atroce agonia.

Le lettere che si era portato appresso non furono pubblicate e la sala stampa del Vaticano rilasciò un comunicato stampa, dichiarando che Alfredo Ormando non si era suicidato a causa della sua omosessualità o in protesta contro la chiesa cattolica, ma perché aveva problemi in famiglia.

Ma, subito dopo la sua morte l’ANSA ricevette le sue lettere con la posta e ne pubblicò parte.

Ormando aveva inviato da Palermo una copia all’ANSA, prima di prendere il treno per Roma. Sapeva benissimo che le lettere, una volta nelle mani dei preti, non sarebbero mai state pubblicate.

Un mese dopo la sua morte (febbraio 1998) ci siamo recati in nove in piazza San Pietro per porre dei fiori sul luogo dove lui si era bruciato come un bonzo. Arrivò subito la polizia e ci intimò di andar via. Avevano l’ordine del Vaticano di far togliere anche i fiori. Io dissi loro che se Gesù Cristo si fosse trovato sul sagrato della basilica, Lui sarebbe sceso e ci avrebbe abbracciato uno per uno e che quindi il Vaticano aveva dato ancora una volta dimostrazione di essere anticristico.

Gli uomini delle Forze dell’Ordine erano visibilmente commossi e dispiaciuti; avevano visto Ormando bruciare e uno di loro mi disse che anche lui era Siciliano; un altro mi raccontò che il poliziotto che aveva tentato di spegnerlo con la propria giacca era ancora sotto shock e di notte non riusciva a dormire.

La più bella pianta la regalai per farla dare a quel poliziotto per ringraziarlo per la sua buona azione.

Nel 1999, sotto una pioggia battente, eravamo di nuovo a San Pietro per commemorare Ormando. Questa volta erano presenti anche i presidenti Arcigay (Sergio Lo Giudice) e del Mario Mieli (Imma Battaglia). La polizia non poteva permetterci di entrare sulla piazza e così decidemmo di deporre i fiori sul suolo italiano, al confine con lo Stato del Vaticano, una chiara dimostrazione del comportamento anticristico di quello Stato.

Anche gli anni passati andò alla stessa maniera e la Polizia permise la nostra commemorazione.

Peter Boom.


LETTERA AUTOGRAFA DI ALFREDO ORMANDO AD UN AMICO:

Palermo, Natale 1997

Caro Adriano, quest’anno non sento più il Natale, mi è indifferente come tutte le cose; non c’è nulla che riesca a richiamarmi alla vita.

I miei preparativi per il suicidio procedono inesorabilmente; sento che questo è il mio destino, l’ho sempre saputo e mai accettato, ma questo destino tragico è là ad aspettarmi con una certosina pazienza che ha dell’incredibile.

Non sono riuscito a sottrarmi a questa idea di morte, sento che non posso evitarlo, tanto meno fare finta di vivere e progettare per un futuro che non avrò: il mio futuro non sarà altro che le prosecuzione del presente.

Vivo con la consapevolezza di chi sta per lasciare la vita terrena e ciò non mi fa orrore, anzi!, non vedo l’ora di porre fine ai miei giorni; penseranno che sia un pazzo perché ho deciso piazza San Pietro per darmi fuoco, mentre potevo farlo anche a Palermo.

Spero che capiranno il messaggio che voglio dare: è una forma di protesta contro la Chiesa che demonizza l’omosessualità, demonizzando nel contempo la natura, perché l’omosessualità è sua figlia.

Alfredo